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  -    -    -  cappella della Trasfigurazione
Basilica di Sant’Andrea a Vercelli

CAPPELLA PER LA FRATERNITÀ DELLA TRASFIGURAZIONE

2013 – 2014
Nel complesso della basilica di Sant’Andrea a Vercelli, un piccolo spazio di preghiera, contemplazione e custodia eucaristica, per la comunità che lo vive, lo cura e in esso si ritrova.

«Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. 2 Pt 1,17-19

Rileggendo i testi proposti per la liturgia del 6 agosto, siamo rimasti colpiti dal modo in cui la Seconda lettera di Pietro riassume i grandi temi della Trasfigurazione. È stata questa citazione a guidarci nell’immaginare lo spazio della cappellina, “trasfigurato” dall’acqua del battesimo, dalla Parola e dalla custodia del pane eucaristico.

 

Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

Queste parole segnano i grandi momenti della vita di Gesù, a partire dal battesimo nel fiume Giordano. «Tu sei l’amata», «Tu sei l’amato» è ciò che ci ricorda l’acqua del nostro battesimo. Una piccola acquasantiera è il primo elemento che si potrebbe incontrare entrando nella cappellina, appoggiato sul ripiano bianco che lo lega agli altri protagonisti di questo spazio.

 

E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione.

In una sorta di progressione di elementi appoggiati alla parete curva, abbiamo immaginato a metà del percorso il leggio con la Bibbia, pronta per essere sfogliata e letta. Mosè ed Elia, la legge e i profeti, testimoniano che Cristo è il compimento. Nella cappellina la Parola di Dio è lì, «solidissima», perché il nostro sguardo si rivolga quotidianamente a lei.

 

Come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

Come sostiene il testo che nel Messale Romano introduce la Festa della Trasfigurazione, la luce è la forma di comunione più perfetta: permette la conoscenza reciproca e la compenetrazione più assoluta. Per questo è vista come il segno più espressivo dell’Eucaristia.

In questo piccolo cammino nello spazio della cappellina, che ha inizio con la memoria del battesimo e incontra successivamente la Parola, il culmine è la luce di una fiamma viva che evidenzia il tabernacolo. Il disegno di questo lume è molto simile alla piccola acquasantiera: all’ingresso ci accoglie l’acqua del battesimo, al vertice opposto troviamo la luce dell’Eucarestia. Abbiamo pensato ad un tabernacolo che non rechi incisa un’iconografia particolare perché, nel raccoglimento della piccola cappella, ci sembra già molto forte la relazione con l’icona del Crocifisso, che immaginiamo collocata sopra la custodia eucaristica e la lampada precedentemente descritta. Una piccola mensola sotto il tabernacolo permetterebbe inoltre di appoggiarvi la pisside per la comunione al di fuori della Messa o nel caso dell’adorazione.

 

 

«Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

La citazione della Seconda Lettera di Pietro che ha guidato il progetto potrebbe essere collocata all’ingresso della cappella, in stretta relazione con la porta, anche se esternamente ad essa. Incontrarla ogni giorno, entrando nello spazio della preghiera o percorrendo semplicemente le scale, potrebbe essere una “memoria performativa”, un aiuto al nostro cammino cristiano di trasfigurazione del quotidiano.